Glori Cappello: impegno culturale infaticabile

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Prof.ssa Glori Cappello

Il 5 aprile 2020, domenica delle palme, è mancata la professoressa Glori Cappello. Intensa la sua attività di studiosa e di Presidente della Fondazione Stefanini per 11 anni fino al 2018. Pubblichiamo una breve sintesi dei suoi lavori di ricerca e alcune significative testimonianze di persone che hanno avuto modo di conoscerla e stimarla nel mondo della scuola.

UNA DONNA PROTAGONISTA NELLA RICERCA STORICO-FILOSOFICA

PERIODO GIOVANILE: OPERE PRINCIPALI

Nata nel 1949 a Cavaso (Treviso), Gloria Cappello si laurea non ancora ventiduenne all’Università di Padova con una tesi storico-filosofica sull’Umanesimo europeo. Suo relatore è il prof. Giovanni Santinello, allievo del noto filosofo trevigiano Luigi Stefanini. Accanto all’insegnamento e al matrimonio, la Cappello comincia subito ad approfondire le sue ricerche: ne scaturiscono negli anni  ’70 diversi saggi che sviluppano le tematiche già abbozzate nella tesi di laurea.

Nel 1972 vede la luce “Umanesimo e religione in Margherita di Navarra” (1); nel 1975 è pubblicato “Per la storia dell’ermeneutica biblica nel ‘500: Guglielmo Briconnet” (2); ancora nel 1975 è la volta di “Neoplatonismo e riforma in Francia” (3) e nello stesso anno “Niccolò Cusano nella corrispondenza di Briconnet con Margherita di Navarra” (4); in fine nel 1977 viene scritto “Umanesimo e scolastica: il Valla, gli umanisti e Tommaso d’Aquino” (5) e nel 1978 “L’uomo microcosmo nel pensiero di Niccolò Cusano” (6).

In questi lavori iniziali, il metodo della studiosa si caratterizza per un’insuperabile precisione e capacità interpretativa dei documenti. L’accuratezza certosina intenta a non farsi sfuggire i minimi particolari, unita ad uno stile espositivo severo e privo di retorica ma nel contempo elegante e accattivante, saranno la cifra che accompagnerà l’autrice nell’intero corso della sua opera (7).

 

IMPEGNO EDUCATIVO NELLA SCUOLA; STUDI SULLA STORIA DELLE DONNE

La trasmissione del sapere e l’aspetto pedagogico didattico sono di grande importanza e accompagnano il lavoro della studiosa nei trent’anni in cui insegna nel liceo classico cittadino di Treviso. La Cappello si mostra docente attenta e aggiornata. Per lei la filosofia non va intesa come una materia distante dalla realtà ma come una disciplina che aiuta a leggere oltre le apparenze, a farsi delle domande, perché, dice spesso, pensare bene significa anche prendere buone decisioni.

Sempre restia alla retorica, lucida, schietta, talvolta ironica, come ci testimoniano i suoi colleghi e i suoi alunni, collabora ad alcuni fra i più rilevanti progetti didattici del suo Liceo, fra cui è da ricordare anzitutto il ciclo di studi sulla storia delle donne. In questo ambito di ricerca approfondisce ancora la figura emblematica di Margherita Porete, una donna già protagonista nei suoi primi studi (8). Contribuirà poi alla pubblicazione degli studi “Donne d’Italia” e “Professioni al femminile”, con saggi dedicati rispettivamente alla trevigiana Antonietta Giacomelli (9),  cugina di Rosmini, scrittrice e pedagogista vicina al Modernismo, e all’originale personalità della teologa Adriana Zarri. Nel 2014 presenterà anche un breve studio sulla monaca teologa e filosofa medievale Ildegarda di Bingen (10).

Alla fine degli anni ’90 la Cappello è coautrice di un manuale di Storia della Filosofia per i licei, in cui cura il periodo dal medioevo all’illuminismo.

 

SOCIETA’ FILOSOFICA ITALIANA e FONDAZIONE LUIGI STEFANINI

Fino dagli anni ’80 Glori Cappello partecipa con interesse alle iniziative culturali a carattere filosofico, come quelle promosse a Treviso dalla Società Filosofica Italiana e più avanti dalla Fondazione Stefanini, affiancando all’attività di ricerca quella di relatrice a convegni e incontri specialistici, intessendo relazioni con studiosi, università e realtà scolastiche, fino a diventare presidente della Fondazione Stefanini per 11 anni dal 2007 al 2018.

Per tutto questo periodo, pur nella linea di costante rigore scientifico che ne caratterizza lo stile, la Cappello continua a coltivare il progetto di una filosofia aperta, in grado di rendersi comprensibile anche ai non addetti ai lavori.

Nel periodo del relativismo post moderno la studiosa trevigiana si propone una riflessione sulla tematica della crisi della ragione, con un’attenzione costante alla funzione veritativa della filosofia, che pur non potendo mantenere le sicurezze della vecchia metafisica, non deve neppure incamminarsi verso esiti nichilisti o misticheggianti (e tantomeno verso compromessi utilitaristici).

Negli anni ’90 il suo impegno di studio si concentra sul pensatore che forse più di ogni altro influenzerà la sua ricerca: Luigi Stefanini. Già nel 1986 aveva curato gli Atti del Convegno sul filosofo trevigiano in occasione del trentennale della morte. Poi, nel quarantennale, cura la riedizione del significativo testo di Luigi Stefanini, “La mia prospettiva filosofica”, con commenti di A. Rigobello e R. Pagotto (11).

A seguito della costituzione a Treviso, nel 1996, della Fondazione Luigi Stefanini, la Cappello ne prosegue le attività di convegni, pubblicazioni ed eventi culturali già avviate con varie pubblicazioni dai fondatori. Nel 2002 si occuperà della pubblicazione del saggio di Alessandra Buccolieri, “Il Platone di Luigi Stefanini” con introduzione di Linda Napolitano (12). A seguito di una proficua collaborazione con il Centro filosofico di Gallarate, partecipa a due importanti convegni tenuti a Padova su “Luigi Stefanini e l’odierna antropologia filosofica” e “Uomo e persona in Luigi Stefanini”. Ne cura la pubblicazione degli Atti (13), (14). Nel 2013 firma con Enrico Giora una voce su Stefanini per Archivio storico della Psicologia italiana (15).

L’opera forse più rilevante della studiosa sarà il poderoso volume biografico (circa mille pagine!) dedicato al filosofo trevigiano nel cinquantesimo della morte, intitolato “Luigi Stefanini. Dalle opere e dal carteggio del suo archivio” (16). In questo libro, imprescindibile per chiunque voglia studiare l’autore, Glori Cappello riesce a costruirne la biografia umana, accademica e intellettuale, grazie alla consultazione minuziosa del ricco materiale inedito ed epistolare riordinato e messo a disposizione dalla Fondazione.

Per merito di questo analitico, paziente e intelligente lavoro di ricostruzione, la posizione del filosofo trevigiano acquista ancora maggior spessore nella cultura italiana ed europea contemporanea. Ne esce un ritratto a tutto tondo del pensatore che vede nella centralità della persona il fulcro della sua ricerca filosofica. Persona che non viene più intesa come mero individuo, ma si caratterizza per un ineludibile rapporto con gli altri e con la trascendenza. In tal senso, mostrandosi fervido di sviluppi sia contro l’individualismo irrazionalista e nichilista di stampo neo esistenzialista sia le derive di certo pensiero debole, e pure in grado di contrapporsi alle recenti proposte del post umanesimo, il Personalismo stefaniniano come emerge dallo studio della Cappello risplende in una luce più che mai attuale. (17)

 

 

Lucia Stefanutti

 

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NOTE:

  1. “Umanesimo e religione in Margherita di Navarra”, in “Rivista di Scienze religiose”, 1972
  2. “Per la storia dell’ermeneutica biblica nel ‘500: Guglielmo Briconnet”, Gregoriana PD, 1975
  3. “Neoplatonismo e riforma in Francia”, Antenore PD 1975
  4. “Niccolò Cusano nella corrispondenza di Briconnet con Margherita di Navarra”, Medioevo 1, 1975
  5. “Umanesimo e scolastica: il Valla, gli umanisti e Tommaso d’Aquino”, “Rivista di Filosofia Neoscolastica”, vol. 69, n.3, 1977
  6. “L’uomo microcosmo nel pensiero di Niccolò Cusano” (6),  Antenore, PD 1978
  7. L’autorevole giudizio è di Renato Pagotto, prezioso collaboratore nella ricerca e nei convegni organizzati nell’ambito della Fondazione Stefanini di Treviso.
  8. “Il tema dello speculum e dell’imago nella filosofia medievale. L’opera di Margherita Porete”, Centrum latinitatis Europae, 2003
  9. “Antonietta Giacomelli e il modernismo a Treviso”, in “Dialegesthai”, 30 dicembre 2011
  10. “Dai presofisti ai postmoderni. Profilo storico del pensiero filosofico e scientifico”, Canova TV, 2010
  11. Luigi Stefanini, “La mia prospettiva filosofica”, Canova TV, 1996.
  12. Alessandra Buccolieri, “Il Platone di Luigi Stefanini: il rapporto Eros-Logos”, Prometheus 2002.
  13. “Luigi Stefanini e l’odierna antropologia filosofica”, a cura di G. Cappello, R. Pagotto, Cleup PD 2011.
  14. “Uomo e persona in Luigi Stefanini”, a cura di G. Cappello, R. Pagotto, Cleup PD 2012.
  15. G. Cappello, E. Giora, “Luigi Stefanini”, in “Aspi”, Milano 2013
  16.   G. Cappello,  “Luigi Stefanini. Dalle opere e dal carteggio del suo archivio”, Europrint, Quinto TV 2006 .
  17. Nel volume della Cappello si accenna a pensatori che presenterebbero una personale rielaborazione delle tematiche che furono già di Stefanini, a partire da  Armando Rigobello, suo allievo a Padova, fino a interpreti più recenti come Luigi Alici e Italo Sciuto (pag.295), Paolo Nepi (pag.918), Giuseppe Goisis (pagg.295, 733, 822), Francesco Solitario (pagg.923, 925), Tommaso Valentini (pag.925), Flavia Silli (pag.925), oltre al già menzionato Renato Pagotto (pp. 918-925 ecc.)

Sull’attualità di Stefanini vedi anche le note circa il lavoro di Laura Corrieri, con il suo “Luigi Stefanini. Un pensiero attuale”, Prometheus 2002 (pagg. 122, 188, 291, ecc.)

 

Qui di seguito pubblichiamo alcune brevi ma significative testimonianze di docenti del Liceo dove aveva insegnato per trent’anni Glori Cappello:

 

La scuola per chi ci lavora come insegnante offre molte occasioni di incontro, di vicinanza, di collaborazione, la scuola è in generale un mondo di persone che entrano in contatto in maniera spesso intensa. Quello che è accaduto tra Glori e me è che dalla vicinanza e dalla collaborazione è nata una amicizia vera! Abbiamo lavorato assieme, direi quasi quotidianamente, per lungo tempo per curare la realizzazione del volume sulla storia del nostro Liceo pubblicato nel 2008in occasione della celebrazione del bicentenario della scuola. Avevamo già condiviso esperienze didattiche legate all’insegnamento delle nostre discipline ma dopo quel lavoro per il volume, lavoro nel quale abbiamo tanto creduto assieme, siamo passate da un rapporto tra colleghe ad una forte relazione di amicizia, amicizia che è andata al di là della conclusione di quel lavoro lungo e impegnativo, al di là della conclusione dell’attività di docente di Glori per il pensionamento. Amicizia che andrà al di là della separazione di oggi! Glori resterà una delle persone che hanno rappresentato per me una importante occasione di crescita oltre che professionale, umana e personale. In Glori cultura, intelligenza, sensibilità, ironia, riservatezza e sincerità si sono unite rendendola una persona speciale! Una persona con la quale era facile dialogare, lo era in particolare se ti sentivi in sintonia con la sua vivacità e con la sua franchezza. Rimarranno con me il nostro confronto intellettuale, il nostro parlare delle nostre vite in maniera essenziale ma sempre significativa, le nostre passeggiate nella sua Cavaso, l’allegria di alcuni momenti, le parole e i silenzi del periodo per Glori più difficile.

Maria Silvia Grandi docente di storia e filosofia

 

Glori non prediligeva la retorica e l’enfasi. Non vorrei quindi mai farle torto parlando di lei con toni inadeguati al suo senso della misura e all’innata, elegante compostezza. Ci siamo conosciute al Liceo Canova nel 1998. Nelle “riunioni di lavoro”, dipartimenti o spesso incontri tra noi colleghi delle stesse materie, che nascevano spontaneamente per un comune interesse, abbiamo avuto le prime occasioni per la conoscenza umana e culturale. Glori si distingueva perché studiosa di grande valore, che univa alle vaste conoscenze il rigore metodologico e la passione per la ricerca. Passione e sensibilità caratterizzavano anche il suo rapporto con gli studenti, che l’hanno stimata e amata, cogliendo, accanto all’ autorevolezza che esprimeva, un’umanità gentile e delicata. Glori ha donato alla scuola un patrimonio di sé.

Ho avuto la fortuna di condividere con lei alcune esperienze formative: dall’organizzazione, in numerosi anni scolastici, della Giornata della memoria alla realizzazione dei cicli di conferenze sulla Storia delle donne. Ognuna di queste esperienze è stata un crocevia di relazioni, che hanno rinsaldato i legami affettivi e i comuni interessi. Come amica, Glori sapeva ascoltare e conosceva il valore del silenzio fatto di riflessione e di condivisione. Apprezzava la meraviglia della natura: nel suo bel giardino mi ha mostrato le sue piante e gli alberi da frutta con la grazia e lo stupore che hanno alimentato per millenni religioni, filosofie e letterature. Della restituzione di quella grazia, le sarò sempre riconoscente.

Gigliola Rossini docente di storia e filosofia

 

Aletheia: una parola per ricordare Glori

Ero una giovane insegnante di greco e di latino quando conobbi Glori, più grande di me: lei era già una docente autorevole, “la” Cappello e questo articolo condensava tutto. Ricordo il suo volto aperto, dagli occhi scrutatori, il tratto schietto al pari della voce sonora, le opinioni non omologate e ben per questo perentorie, tali da orientare con un passaggio incisivo, con una riflessione arguta e coraggiosa anche le opinioni più variabili di un Collegio Docenti turbolento. Adesso, in cui tutto sembra irrimediabilmente liquido, e in cui l’adattabilità –con la parola tanto di moda detta “resilienza” –ha inghiottito in categorie relative le opinioni coraggiose, le definizioni esatte, le convinzioni profonde, gli insegnamenti esigenti, ecco, adesso il ricordo di Glori mi sembra irrinunciabile. La cultura, quel ricordo sembra ammonirci, deve ritrovare la sua funzione veritativa, incamminarsi né verso ottuse certezze né verso compromessi utilitaristici. E questo è tanto più importante per la cultura a scuola. Essere dunque alétheia, ciò che non può restare celato o cadere in dimenticanza, come dice l’etimologia greca, maspingerci alla costante ricerca-scoperta del vero. Con questa parola e la sua eccezione profondamente esistenziale, alla fine, tutti i fotogrammi che io lego a Glori si riconnettono e trovano unità: la vasta cultura ma senza superbia intellettuale, il codice armonioso ma senza sofisticherie estetiche, l’autorevolezza ma senza alterigia. Il comprendere, insomma, che la verità è il dono più grande da lasciare ai giovani, interpretato con coerenza nelle scelte di tutti i giorni.

Antonia Piva docente di greco e latino

 

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