R. Li Volsi, Recensione a G. Cappello

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GLORI CAPPELLO, Luigi Stefanini dalle opere e dal carteggio del suo archivio,
“Libri della Fondazione Luigi Stefanini”,
EUROPRINT EDIZIONI, Quinto di Treviso 2006, 946 pp., 35 €.

Il lavoro di Glori Cappello, insegnante di storia e filosofie presso il Liceo classico ‘Antonio Canova’ di Treviso, auspicato e sorretto dalla “Fondazione Luigi Stefanini” di cui fa parte la professoressa, esce nel cinquantesimo della morte del filosofo trevigiano e a dieci anni dalla nascita della “Fondazione” stessa. La pubblicazione colma un vuoto relativo al profilo di uno dei protagonisti del dibattito filosofico italiano della prima metà del Novecento, e contribuisce a mantenerne viva la voce, del resto mai venuta meno in tutti questi anni.

Si tratta di un lavoro di grande mole sia per l’abbondante documentazione riportata sia per le amplissime note che accompagnano il testo e la stessa documentazione. L’Autrice ripercorre infatti l’intera vita di Stefanini sulla base del materiale dell’archivio e dei volumi della Biblioteca della “Fondazione”, scandendo le vicende personali del filosofo in un intreccio di avvenimenti individuali e nazionali che fanno emergere l’impegno e la coscienza di una personalità consapevole del proprio ruolo di docente universitario e di credente cattolico nel contesto in cui visse. Il percorso è quello che va dalla giovanile attività all’interno del ‘movimento cattolico trevigiano’ alla partecipazione alla Grande guerra, alla carriera scolastica, agli anni del secondo conflitto mondiale, a quelli della ‘ricostruzione’ del Paese, fino alla sua morte prematura. Risaltano in questo quadro complesso soprattutto i rapporti accademici e le amicizie tra lui e un gran numero di personalità del suo tempo e di quello immediatamente anteriore, sempre puntualmente documentati. Incontriamo i nomi (e le lettere) del mondo universitario, quali quelli di N. Abbagnano, A. Aliotta, A. Banfi, F. Battaglia, N. Bobbio, E. Bodrero, G. Bontadini, G. Calò, G. Calogero, P. Carabellese, C. Carlini, E. Codignola, B. Croce, M. Dal Pra, G. De Ruggiero, A. Ferrabino, A. Gemelli, G. Gentile, C. Giacon, A. Guzzo, G. Lombardo Radice, C. Mazzantini, B. Nardi, F. Olgiati, C. Ottaviano, E. Paci, U.A. Padovani, L. Pareyson, A. Pastore, A. Rigobello, G. Santinello, M.F. Sciacca, U. Spirito, E. Troilo, M. Untersteiner; per citarne alcuni. Si viene a conoscenza di quattro lettere inedite di Maurice Blondel, e della fitta corrispondenza di R. Le Senne, N. Balthasar, R. Jolivet, J. Chaix-Ruy, ecc. Di particolare rilievo risulta la corrispondenza di Sciacca e di Carlini: quella di Sciacca, per il progetto di una Collana di filosofia che operasse «un radicale capovolgimento» dell’imperante pensiero neoidealistico (nascerà la benemerita Collana dei Fratelli Bocca Editori); quella di Carlini, per la concordia discors e la discordia concors che caratterizzò il pensiero dei due filosofi.

All’interno dello svolgimento di avvenimenti personali, familiari e nazionali trova posto la ricostruzione della genesi delle due grandi monografie stefaniniane: il Platone e il Gioberti, e dell’intero pensiero del filosofo trevigiano, presentato attraverso la genesi delle sue opere, dalla tesi di laurea su Blondel, all’Idealismo cristiano, all’Imaginismo come problema filosofico, alla Chiesa Cattolica, fin su alle tre Metafisiche (Metafisica dell’arte, Metafisica della forma, Metafisica della persona), a La mia prospettiva filosofica, al Trattato di estetica, rimasto incompiuto al primo volume. Il susseguirsi della enucleazione degli avvenimenti e degli elementi genetici delle opere mette a portata di mano documenti inediti della “Fondazione”: oltre quelle citate, le lettere di familiari, di amici, di colleghi, di allievi, di personalità del mondo politico e di quello ecclesiastico. Si tratta di una mole documentaria che interesserà tanto lo studioso specifico quanto chi vada cercando i tasselli di quel mosaico che è la filosofia italiana del XX secolo. La documentazione evidenzia inoltre non solo la ricchezza culturale del docente universitario patavino, ma anche la sua apertura alle correnti filosofiche italiane e straniere più innovative e dissidenti dal suo pensiero, nel presupposto che ovunque vi è una verità che va salvata.

Emergono in questo modo i momenti significativi del pensiero stefaniniano e le matrici storico-teoretiche: il passaggio da una ipotesi idealistica allo spiritualismo dichiarato, l’imaginismo in un confronto con grandi filosofi, le monografie ricordate, gli ambiti pedagogico ed estetico, la metafisica fondata sul soggetto, ecc. La ricerca d’archivio si intreccia infatti con la lettura attenta degli scritti di Stefanini, così che l’ampio lavoro non appare soltanto un’opera erudita, ma anche una generale presentazione del pensiero del filosofo nella sua genesi. Glori Cappello, nella parabola filosofica che traccia e descrive, pone l’accento sul carattere unitario di sviluppo teoretico della concezione del filosofo trevigiano, il quale, pur aperto alle infinite istanze della cultura, ha saputo trovare il filo che le riconduce tutte ad un denominatore comune, punto d’arrivo della sua speculazione, ma presente in germe sin nei primi scritti: il ‘personalismo’. All’interno di esso Stefanini riconduce la stessa metafisica neoscolastica, considerata valida, ma incompleta, bisognosa, nel suo formalismo oggettivo, della controparte di una metafisica del soggetto umano: «Non uscirò mai da un dogma, – scrive in La mia prospettiva filosofica – nella mia ulteriore ricerca, perché se ne uscissi dovrei uscire dalla realtà: il mio dogma è l’io, quello stesso che rende criticamente valido ogni mio acquisto, quello stesso per cui ritengo che la mia prospettiva non sia soltanto mia, ma si avvicini al massimo alla prospettiva di tutti coloro che dicono di sé io.» Sul fondamento personalistico la speculazione stefaniniana può estendere la propria analisi sia nell’ambito storiografico sia in quello propriamente teoretico, ambiti che abbracciano la stessa storia della filosofia (ricordiamo che Stefanini fu anche autore di apprezzati manuali di storia della filosofia) come pure aree particolari, quali la pedagogia, l’estetica, la politica, la religione, ecc., nelle quali si è continuamente cimentato con un apporto personale ancora vivo, che si auspica sempre meglio riconosciuto.

Più che un accenno meriterebbero le numerose ed estese note, nelle quali sono tracciati i profili di corrispondenti, noti e sconosciuti, di amici e di ‘avversari’, sono ricostruiti i contesti di avvenimenti, di tensioni, di gioie e di lutti, senza ridursi alla semplice funzione di indicazione bibliografica.

Alle pagine di Glori Cappello seguono quelle di un’Appendice di testimonianze, non numerose, ma significative. Il vivo ricordo del figlio, dottor Paolo Stefanini, apre questa serie di rievocazioni, a cui fanno seguito quelle di Armando Rigobello, Andrea Mario Moschetti, Pietro Faggiotto, Valdemaro Nistri, Renato Pagotto. È un quadro variegato di ricordi che aggiunge una nota personale a quella apparentemente impersonale che può emergere ad una lettura di superficie della monografia, la quale invece sotto la patina del rigore scientifico nasconde una sentita partecipazione dell’Autrice.

Una Bibliografia generale degli scritti su Luigi Stefanini, redatta dalla “Fondazione” secondo l’ordine cronologico, chiude il volume, con i suoi 637 titoli (comprendenti ben 28 tesi di laurea), assieme ad un accuratissimo Indice analitico dei nomi.

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